Area Archeologica di Piazza Garibaldi

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La complessa stratigrafia archeologica ha restituito i resti di una canalizzazione per le acque di epoca greca e strutture che potrebbero essere messe in relazione alle vicende belliche della seconda guerra punica. L’indagine archeologica, compiuta nel 2003 ha portato alla luce i resti di una canalizzazione per le acque databile con ogni probabilità al V sec. a.C., obliterata nel corso del III per favorire la messa in opera di un asse viario. 

Di difficile interpretazione una serie di piccoli vani delimitati da muri a secco ed i resti non totalmente indagati di un basamento ottenuto attraverso il riutilizzo di materiali di spoglio tra i quali blocchi, colonne ed elementi decorativi che sembrerebbero provenire dalla distruzione di piccoli sacelli o di strutture abitative private di epoca greca. 

Il canale, probabilmente utilizzato come collettore per scarichi di edifici pubblici e privati era parte delle importanti opere di riorganizzazione urbanistica che hanno caratterizzato la Taranto del V sec. a.C., mentre le altre strutture sono messe in relazione agli avvenimenti delle vicende belliche avvenute durante la seconda guerra punica e all’arrivo di Annibale a Taranto. 

Se questa lettura dovesse essere avvalorata da ulteriori studi, lo scavo archeologico di via D’Aquino confermerebbe le fonti storiche secondo le quali, a seguito dell’occupazione cartaginese del settore occidentale della città, fu avviata la costruzione di un muro lungo l’avvallamento naturale, oggi Canale Navigabile, per dividere il centro abitato dall’acropoli occupata dai romani dopo la fuga dovuta all’entrata in città dei punici.

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